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I grandi ibridatori
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Anticamente gli ottenitori di nuove varietà erano giardinieri e appassionati, che ibridavano principalmente per soddisfare la loro passione di ricerca, operando le selezioni sulla base dei propri criteri estetici e non su standard dettati dal mercato. Come abbiamo visto nella prima metà dell’ottocento alcuni di questi floricoltori cominciarono un processo di selezione per creare un prodotto sempre più adatto al mercato. In questo primo periodo il costitutore trovava il suo tornaconto principalmente nella commercializzazione di un prodotto di qualità superiore. Dopo la prima guerra in Italia vigeva la consuetudine di riconoscere all’ottenitore un diritto sulle proprie varietà. Tale diritto veniva esercitato concedendo in coltivazione le varietà unicamente a coltivatori legati all’ottenitore stesso, di solito con contratti di mezzadria, di affitto o di compartecipazione all’utile.
Mentre in America la legge sui brevetti era operativa già nel 1930, in Italia le varietà erano protette inizialmente in base agli usi e consuetudini della Camera di Commercio e più tardi con l’iscrizione al “Registro delle novità floricole” tenuto presso la stazione sperimentale. Tali forme di protezione erano, come si può immaginare, largamente insufficienti per garantire la difesa delle varietà, tanto che nel 1949 i costitutori si unirono in un’associazione (A.N.F.I. -Associazione Nazionale Floricoltori Ibridatori) con lo scopo di promuovere l’applicazione della legge sulle novità vegetali. All’ epoca in provincia aderirono più di 40 costitutori!
Moltissimi furono i ricercatori che diedero un’apporto alla nostra floricoltura, nell’impossibilità di nominarli tutti , citeremo, qui di seguito, qualche breve nota sui tre più rappresentativi: Domenico Aicardi, Ermanno Moro e Quinto Mansuino. (Tab.5)
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